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23.11.13

space remnants


Space Remnants
Interactive Paint su tela speciale
altezza: 1.5 m
larghezza: 4.5 m

"Space Remnants" è un quadro realizzato con pittura interattiva, brevetto di Paul Carraway per la Blue Sun. Per realizzarlo sono stati utilizzati tre tipi di Interactive Paint diverse: la prima passata è stata fatta con una vernice sottile, dai toni scuri e brillanti, le cui variazioni riguardano la luminosità della vernice stessa e l'apparizione, in base al campo magnetico della persona che osserva, di punti di luce fredda più brillanti (simili a stelle). Per la seconda passata è stata utilizzata una vernice pastosa, liquida, dalla presa rapida e con un alto fattore di mobilità: i suoi toni variano dal bianco al marrone chiaro, passando per un rosa molto opaco. Seppur la sua variazione cromatica sia poco rilevante, questa vernice è quella che più di tutte le altre si muove sopra la tela, creando forme ed effetti particolari e trascinando con sé anche la terza mano: l'ultimo tipo di Interactive Paint, infatti, è particolarmente granulosa, dà l'effetto di rilievo dai toni rocciosi sulla tela e, tra le sue proprietà, ha quella di accentuare i toni sottostanti, assumendo quindi colorazioni che possono variare più nettamente: nero, grigio scuro, rosa, violaceo, indaco, grigio chiaro, rosso carminio, grigio-azzurro opaco. 

Il quadro è stato realizzato da Paul Carraway e regalato ad Anya Krushenko ed Edan Dartley in occasione del loro matrimonio.


21.11.13

unsteady in the light



Infermeria del cargo classe firefly Baihu, 2505. Victory.


- Oh, mi senti?
- ...
- Ragazzo, Cristo santissimo, mi senti?
- Zhè shì zěnme huí shì.
- In inglese, ragazzo.
- ' the hell happened?
- E' successo che tra un po' vai a fuoco, ecco che è successo.

Paul sgrana gli occhi, la luce bianca dell'infermeria glieli fa lacrimare. Prova a muoversi, ma viene sorpreso da un dolore lancinante all'altezza del petto. Si stende di nuovo, gemendo.

- Aye, gran bella idea che hai avuto, gran bella cazzo di idea. La cicatrice ti resterà per tutta la vita, dice il dottore.
- La ragazza?
- Che ragazza?
- La ragazza, quella che era... la ragazza.
- La strega, intendi.
- E' morta?
- Lo era parecchio prima che decidessi di provare a ripescarla da una pira accesa, ragazzo.
- Shit.
- Una cosa vi avevo detto: non ficcatevi nei guai. Non date nell'occhio, sant'iddio.
- Fuck you.
- Fuck me?
- Yeah. Fuck you. Nǐ tā mā de húndàn, nǐ hé nǐ tā mā de fēngkuáng.
- English, boy.
- Ho detto bastardo te e la tua testa di merda. Siete pazzi.
- Non le brucio io le streghe, ragazzo. 
- Stavi lì a guardare.
- E che dovevo fare, farmi bruciare con lei?
- Sparare a quello che ha acceso la pira, per iniziare.
- E poi a tutti gli altri.
- Uno per educarne cento.
- La stessa cosa che dicono loro.
- Fuck you and fuck your cultural relativism. 
- Fancy talk for a fancy man. 
- Fuck you.
- Ti scarichiamo a Duankou, ragazzo. Non che non mi sia affezionato, ma colpi di testa dei tuoi sono proprio il tipo di cose che complicano gli affari semplici. E un equipaggio deve pur mangiare.
- Strozzatevici.
- Hope you'll feel better soon.
- Non era morta.
- Mh?

Paul ripesca con lo sguardo pieno di lacrime e rabbia la figura del suo capitano, sulla porta.

- I morti non gridano.

origami #2 - spread-winged swan




14.11.13

Lights Out


"Lights Out" è un'installazione holografica. Posizionata attualmente nei giardini della prestigiosa Shouye di Capital City, si tratta di una stanza dimensioni medie, con pareti interne coperte da specchi riflettenti e con dei proiettori holografici nascosti installati lungo tutto il perimetro del pavimento e del soffitto.

Lo spettatore è inviato a entrarvi da solo, o al massimo in coppia. Non appena entrato, si troverà nella stanza con una luce soffusa, che si affievolirà fino a spegnersi. Non appena sarà buio, nella sala si diffonderà una musica che accompagnerà l'intera esperienza.



In tutta la sala inizieranno ad apparire, sospese a mezz'aria, sfere luminescenti immobili. Si attesteranno su colori tenui: celeste opaco, arancione spento. Le sfere saranno di dimensioni diverse: le più grandi saranno paragonabili a una pallina da golf, le più piccole sembreranno lucciole colorate.



Le luci inizieranno a muoversi in maniera apparentemente casuale. Le sfere più grandi si affievoliranno, alcune delle più piccole si uniranno tra loro espandendosi. I colori cambieranno in maniera graduale, diventeranno più uniformi.


I toni continueranno a cambiare. I colori diventeranno più caldi, il movimento delle luci, il loro scontro, fusione, separazione, saranno più rapidi e confusi, difficile da seguire...





... fino ad arrivare a un turbinio vorticoso, un vortice di luci di un blu/violaceo acceso che precipitano lungo direttrici scoscese e immaginarie.



E proprio quando sembrerà che tutta quella luce debba scoppiare, in corrispondenza di un crescendo della colonna sonora, ogni cosa si spegnerà: la musica, tutte le luci. Lasciando lo spettatore completamente al buio.



12.11.13

drawing - Sophia Mannfield



Sophia Mannfield - 2515

14.9.13

how he recklessly throws something in a pit every night



Gli occhi bruni gli si confondono in testa. Gli occhi bruni e i capelli color miele, la pelle chiara, le labbra rosa, i denti dritti. I denti dritti e bianchi, il primo segno di benessere economico nei mondi civilizzati. I Carraway non hanno denti dritti né bianchi. I Jones ce li avevano tutti, invece: candidi come porcellana, in file precise e speculari, brillanti. Anche i Mannfield devono essere così. Sophia e Amy si incrociano nella memoria. Ha visto il tenente alleato pochi giorni prima, ma miss Jones non la vede da mesi. Eppure il ricordo non è meno vivido.

Sophia deve essersene resa conto - lui riflette steso sulla branda della Lady Hawk lanciata nello spazio, prua rivolta a Clackline. Profuma di whisky - perché il whisky per lui profuma - e si Skyscrapers Economy comprate in grandi quantità a Hall Point. Quando all'enorme bazaar un ragazzino l'ha avvicinato per chiedergli se volesse qualcosa di un po' più forte, invece di sconvolgersi e ritrarsi gli ha chiesto cosa aveva e a quanto la vendeva. Si chiama black hole, gli aveva risposto lui, e ti butta negli angoli neri del tuo cervello, ed è come se vivessi quella roba che nessuna ragazza ti fa fare. Aveva l'aspetto di qualcosa che costava troppo.

Sophia (riprendere il filo dei pensieri è sempre complicato quando ogni secondo solo con te stesso produce mille spaghi diversi di colori tutti simili) Sophia deve essersene resa conto. Neanche lui è particolarmente in grado di rintracciare i motivi della sua vigliaccheria, ma ogni tanto (dall'ultimo incontro, specialmente) gli viene in mente qualcosa di correlato. Non era bravo ad ordinare i propri pensieri neanche da sobrio, e forse beve così tanto perché solo nel caos si sente a proprio agio. Beve. Si è sempre chiesto come fosse soffocare nel proprio vomito.

Deve essersene resa conto, insomma. L'ha sfiorato (questo lo ricorda) e lui ha fatto finta di non rendersene conto, di non capire. E' stato perché il rispetto che lei ha manifestato verso il suo lavoro l'ha scombussolato un po', forse. E' stato perché tanta ammirazione lo lusinga e non voleva rovinarla. No, no. E' stato perché lei è così bella, e giovane, e piena di convinzione, e lui è amareggiato e vuoto, e la bellezza non lo placa più: ci riesce solo l'alcol. No, giura a se stesso di non essere capace di tanto altruismo, di tanta generosità. E' una cosa più da codardi, più da miserabili. Il pusillanime che a trent'anni era già troppo debole e malato per passare una banale visita medica di arruolamento, ma che ha trovato l'energia di andare a predicare agli altri di scendere in guerra e morire in battaglia per qualcosa in cui vorrebbe smettere di credere adesso. Adesso smetterò di farmi divorare e diventerò una persona normale con pretese normali e convinzioni mediocri. Anche nel desiderio di quiete è un fottuto arrogante, si ripete.

E' probabilmente perché somiglia troppo ad Amy, e non sarebbe giusto. Per lei. No, no, di nuovo: per se stesso. Per non dover sentirsi di nuovo un cane preso a calci. Un vigliacco, un codardo, un beone incapace di reagire. Un debole. Affonda nella consapevolezza, e se è questo soffocare lasciatemi soffocare per il resto della mia vita, lasciatemi nel limbo che mi merito.


Il limbo che mi merito. Come può biasimarla. Biasimarle. Come può essere meno che spaventato ogni volta che gli cade lo sguardo in un paio di occhi nocciola. Come poteva aver dimenticato il finale di uno dei grandi classici del Core, il loro preferito. Come aveva potuto dimenticare la rovinosa caduta del protagonista e la splendida protagonista salva, dopo che gliel'aveva sussurrato all'orecchio (la prima volta erano sotto lenzuola scivolose e lei gli aveva detto sulle labbra I wish I'd done everything on earth with you).


Una barca contro la corrente. Potrebbe morire domani e l'unica cosa che si conquisterebbe sarebbe un trafiletto su 'VERSE. Amy, lei è sempre stata destinata a grandi cose. Amy, mentre io, io sono sempre stato quello destinato a morire giovane. Ma ormai non sono neanche più così giovane.

Un giorno, un anno, una vita intera. Si addormenta e fa sogni in cui le guarda bruciare inerte, inerme. Sul rogo bruciano i capelli color miele di Sophia, bruciano la pelle chiara di Amy e il filo di perle che le aveva regalato il suo uomo prima di lui. Bruciano Anya e il drago inciso nella guancia, brucia Ireen e bruciano Eleanor e sua madre, e bruciano Rachel e Ju e Cate, Ming Li e Lelaine Blackwood, e tutte le donne che hanno anche solo sfiorato la sua vita, condividendo il suo letto o chiedendogli informazioni per strada.

Nel fuoco c'è rinascita, ha letto da qualche parte. Sta aspettando da allora.

3.9.13

board diary, entry #1 - take-off


[ Registrazione vocale ]

E' il - movimento in sottofondo - tre settembre duemila cinquecento quindici, ore tre e cinque del mattino, fuso orario di Capital City. Siamo decollati alle zero uno zero sei dal porto federale di Cap City, Horyzon, con un ritardo di due ore rispetto ai tempi concordati. Siamo diretti a Clackline, mondo periferico del sistema Dorado, per condurre una serie di ricerche riguardanti l'istituto dello schiavismo da un punto di vista che riesca ad essere statistico, sociologico e psicologico.
Una lunga pausa, dei movimenti. Il rumore di un accendino che scatta, il primo lungo tiro da una sigaretta.
Il mio nome è Paul Carraway. Di lavori nella mia vita ne ho fatti parecchi. Ho fondato il giornale The Commitment, del movimento 'Versalista, quando ancora non era sotto le luci della ribalta. Lavoro nel campo dell'arte interattiva, adesso, più o meno. E scrivo un libro sullo schiavismo.
Un altro tiro profondo.
Uniti alla spedizione le seguenti persone: Lelaine Blackwood, medico presso la Blue Sun Corporation sezione Capital City, a capo di un team che ha reso possibile la rigenerazione del tessuto cerebrale. Thomas Keller, la sua guardia del corpo, un ragazzotto di trent'anni che si mostra restio all'idea di indossare abiti adeguati e che non ha concezione di ciò che stiamo andando a fare. Edan Dartley, secondo in comando sulla nave e addetto alla sicurezza, e Anastasyia Krushenko, CEO della Blue Sun Capital City, proprietaria e capitano della medium cruiser classe brigade su cui viaggiamo, nome ufficiale: Lady Hawk.
Silenzio, per un po'.
Abbiamo lasciato l'atmosfera senza problemi, ci troviamo ancora in territorio spaziale densamente controllato dall'Alleanza. Presumibilmente, non incontreremo problemi almeno finché saremo nel sistema Central. La prima tappa sarà Hall Point, la seconda su Greenfield, dove caricheremo scorte di viveri. Infine atterreremo a Clackline. Prima dell'arrivo a destinazione, mi propongo di stabilire un itinerario più preciso per quando arriveremo sul pianeta dove è nato lo schiavismo e raccogliere in un documento unico tutte le informazioni sugli usi e i costumi di Clackline che l'equipaggio dovrà conoscere per muoversi su Clackline senza rischiare.
Non aggiunge altro. La registrazione va avanti per un'altra decina di secondi, poi si interrompe.


1.9.13

but even at your worst day you were never bad as this



Dan continua a battere la mano destra sulla porta, la sinistra sul campanello. La porta rimane chiusa, ma quella immediatamente di fronte si apre e fa emergere il naso dritto di una ragazza sulla trentina, occhi grandi e pelle di nocciola. Sorride stranita, ha i denti bianchi.

- Penso non sia in casa.

Dan tira su col naso, si volta verso di lei vagamente mortificato, o perplesso.

- Deve esserci per forza.
- Deve?
- Scusi, l'ho disturbata.
- Per non disturbarmi basta che smetta di far rumore.
- Lei lo conosce?
- Non so neanche come si chiama.
- Paul Carraway.
- Non conosco Paul Carraway, no. 
- Ma non lo vede mai?
- Lo incrocio ogni tanto sul pianerottolo.
- E ultimamente l'ha incrociato?
- Non lo incrocio così spesso.
- Ma ultimamente?
- No, ultimamente no.
- Shit. 
- Posso dirgli che è passato, se lo vedo.
- Magari, grazie.
- Lei è...
- Dan. Mi scusi-- Dan Cotton, piacere.
- Maise Rogers.
- Piacere.
- Quindi adesso può...
- Sì, sì, certo, scusi ancora. Non è che...
- Cosa?
- Se lo vede, intendo: le lascio il mio contatto, così magari mi manda un messaggio.
- Okay.
- Okay?
- Yeah, sure.
- Grazie.
- Ha qualche problema, il suo amico?
- Qualcuno.



There's a light inside us all
It only shines as bright as we are
And you're falling down so low
And we're worried for you
And we're worried

But even on our worst days
We were never quite like this
We've gone as far as we can go
Without crashing
No

At the heart of every fool
Is the hopeless, stupid tune
And there's this lingering, this ignorant feeling
That I'm just a fool
That I can see something

But even at your worst day
You were never bad as this
You've gone far as you can go
Without dying

Come down off your high horses and let me in
Come down off your high horses and let us in

22.8.13

I can still pour mistakes that I'm making, and I'll pour one more


Dan è un tipo non molto alto ma grosso, scuro, che tutte le sere prende il turno di notte al Corner per non pagare gli straordinari agli altri. E' suo, il Corner, e se anche quello che ci guadagna basta appena a mantenere se stesso e a pagare gli alimenti alla ex moglie, lui sente che quel posto è l'unica cosa sua rimasta al mondo, e non lo mollerebbe per tutto l'oro del 'Verse, anche se minaccia spesso di venderlo, prima o poi.

Da quando si è trasferito nel quartiere, Paul Carraway è il suo miglior cliente. Questa sera, come ogni sera, prima di chiudere ha versato gli ultimi due whisky e li ha portati al tavolo occupato dal 'versalista. Lui ha sospirato e ha finalmente chiuso l'holodeck, ringraziando l'amico con un cenno del capo quando si è seduto di fronte a lui (si potrebbe dire che sono diventati discreti amici, Cotton e Carraway). 

- Lucky night?
- Excuse me?
- She was cute.
- Was she?
- Non l'hai notato?
- Somiglia a una donna che conoscevo.
- Bionda anche lei?
- Con gli stessi occhi bruni. 
- Bella?
- Molto bella.
- E stronza? Più sono belle più sono stronze, è noto.

E' noto, dice Dan, e Paul sorride esausto. Solleva il whisky a mezz'aria a mo' di brindisi, buttandone poi giù il primo sorso. Non è il primo della serata, ma sarà l'ultimo bevuto nel Corner fino al giorno dopo. Casa sua è a un isolato, che lui fa sempre trascinando i piedi e poggiandosi con una mano sul muro dei palazzi.

- E' vera tutta quella roba?
- Che roba?
- Che ci sarà un'altra guerra.
- Dovresti farti i cazzi tuoi, ogni tanto, amico mio.
- Me lo ricorderò la prossima volta che offri da bere con i miei soldi.
- A fine mese mi arriva qualcosa. Quanto sto scoperto?
- Quattrocento. Insomma, la guerra?

Paul abbassa lo sguardo sul fondo del bicchiere. Dan è ormai abituato ai suoi silenzi, e lo lascia affogare nel whisky finché non organizza i pensieri abbastanza bene da riuscire ad esprimerli.

- Wǒ bù zhīdào. Io credo di sì, e credo che la inizieremo noi.
- Shit man.
- Yeah. Shit, I guess.
- In che reparto stavi tu?
- Non sono mai andato in guerra.
- Seriously? With all the talkin' you make you'd say that--
- Non sono risultato idoneo alla visita medica di arruolamento.
- Ah.

Paul beve, Dan lo guarda stranito. Non che avesse mai visto Carraway bene con la giacca blu addosso, ma aveva immaginato che qualcosa nella vita gli fosse successo, e la guerra è ciò che è accaduto nella vita della maggior parte della gente che beve come beve lui. Non si tratta nemmeno del quanto, ma piuttosto del modo in cui il bicchiere non sembra più un oggetto ma un'appendice della mano.

- Come sta Yanika?

Dan alza gli occhi al soffitto.

- Ma che ne so, sta passando una fase... adesso s'è rasata tutti i capelli ai lati e se li è lasciati lunghi sopra. Sembra matta. 
- A quindici anni sono tutti matti.
- Ma infatti lo dico pure io... però la madre uno pensa che dovrebbe un attimo contenere le cazzate che fa, no? Farla sedere e dirle tesoro, dirle: tesoro, sei una ragazzina tanto carina e tanto originale, ma se ti rasi mezza testa a zero ti caccio di casa a calci in culo. No? Io non gliele posso dire certe cose.
- Wèishéme?
- Well, you know... she's my little girl, finisce che se glielo dico mi odia.
- Quindi meglio farle odiare la madre?
- Hell yes.

Dan ride in quel modo che gli fa muovere tutta la pancia. Paul scuote il capo con rassegnazione e continua a bere, gustando il whisky con calma (non ha voglia di tornare a casa, e non ha di certo sonno. Sa che si fermerà dal 24/7 sulla via del ritorno e comprerà un'altra bottiglia, che stapperà e berrà di fronte al quadro di interactive paint che forma su tela i colori dei suoi incubi più vividi).

- Well, bud. Time to go.
- Ti do una mano a chiudere, magari.
- Magari.

Magari. Gli farà guadagnare venti, trenta minuti. 

Se li farà bastare. Butta giù l'ultimo sorso di whisky e sospira a fondo, aspettando un secondo di lucidità per mettersi in piedi.

15.8.13

leave your ambition at the table



Gennaio 2515, New London

- Puoi rimetterti in piedi, per favore?
- Non è esattamente la risposta in cui speravo.
- Paul, per cortesia: ci osservano tutti.
- Lo so, appunto: non ti senti obbligata a non deluderli?
- Paul.

Paul sospira rassegnato e torna a sedersi al suo posto. Richiude la scatolina di velluto blu e la poggia al centro del tavolo, proprio accanto alla romantica holo-candela che il cameriere ha acceso per loro non appena si sono seduti.

- Avresti seriamente preferito che te lo infilassi nello champagne?
- Cliché per cliché.
- Continuano a fissarci tutti.
- Lo vedo.
- E non vuoi proprio dire di sì?
- Hai sentito quello che ho detto fino ad ora? 
- Che sei in un momento particolare della tua vita, che devi concentrarti sul lavoro, che non vedi dove la relazione possa andare a finire...
- E dopo tutto questo hai pensato fosse il momento giusto per inginocchiarti e chiedermi di sposarti?
- Ormai avevo l'anello.

Tamburella le dita sul tavolo, distratto. Quando finalmente riesce ad intercettare un cameriere con gli occhi liquidi, sorride da dietro il velo di barba e chiede un altro scotch, per cortesia.

- Potresti limitare l'alcol, almeno adesso.
- Pensavo mi stessi lasciando proprio per l'alcol.
- E' così.
- Confermi che non avrebbe senso smettere proprio adesso.

Amy ha occhi bruni e carnagione pallida. Si tinge i capelli di un biondo che sembra naturale, così come sembra naturalmente una venticinquenne, sebbene di anni ne abbia trentatré. Ha uno splendido sari rosso e avorio che è anche il preferito di Paul.

- Cosa vuoi da me, Banlù? Can't blame me for trying.
- Che non riprendessi a bere il giorno dopo essere uscito dalla clinica, innanzi tutto. Ogni volta.
- Non smetto mai: ho scoperto dove gli infermieri tengono i loro vini scadenti.
- Ti sta uccidendo e non ho intenzione di rimanere a guardare.

Lo scotch arriva. Paul sorride amabilmente al cameriere e porta il bicchiere alle labbra sotto lo sguardo severo di lei, con una sfrontatezza che gli viene infinitamente naturale. 

- E' la vita che ci sta uccidendo tutti.
- Noi altri non le diamo una mano.
- E' più facile farsi trascinare dalla corrente. Dovresti provare, ogni tanto.
- Non mi lascerò trascinare nell'ennesima discussione sofistica sul destino e la condizione di dolore innata all'essere umano.
- Farò in modo che al mio funerale si parli solo per assoluti positivistici.
- Potresti essere serio?
- I'm deadly serious.

Sorride compiaciuto dell'arguzia linguistica. Ha occhi annebbiati e spenti.

- Sarebbe più difficile lasciarti se non fossi esattamente così stronzo anche da sobrio.
- Che ne sai di come sono da sobrio?
- Me lo ricordo.
- Non ero sobrio neanche prima. Quasi mai. Ero solo molto più abile a nasconderlo.
- Hai perso lo smalto, allora.
- Ho perso interesse, miss Jones. Passo settimane su navi che puzzano di sterco per andare a fare campagna post unificazione su pianeti che puzzano di sterco a loro volta.
- Se lo volessi davvero potresti tornare nei quadri 'versalisti. Ti pagherebbero cinquemila dollari a conferenza. Pan ne fa anche dieci, mi hanno detto.
- Se è questo il problema...
- Non è questo il problema.

Lui storce le labbra, le piega di lato seguendo la direzione del capo. Le rughe attorno agli occhi gli scavano sul volto l'implacabile pignoleria.

- Eccetto che lo è, non è così? Andava bene finché ti permetteva di vantarti del self-made man sorto dalla polvere e col mondo in pugno. Avanti, Paul, racconta la storia di quanto eri povero.
- Sei ingiusto.
- Un prezioso animale esotico per la collezione del clan Jones. 
- Non così prezioso, da quando non riesce a passare un'ora intera senza sparire per farsi un cicchetto.
- Deve essere per questo che tua madre non mi ha invitato per l'Exodus Day: non ero più buono all'esposizione.
- No, Paul, è vero: non lo eri, non lo sei, e da molto. I tuoi genitori mi chiamano una volta a settimana perché sanno che non ti curi, che continui a bere. Mi chiedono se prendi le medicine per il cuore, se ti porti dietro il Lifecare quando vai nel Border.
- Deve essere estenuante.
- Ma io non sono la tua infermiera, Paul. Hai quasi quarant'anni e l'unica direzione che ha la tua vita è quella verso la tomba.
- La vita di tutti procede verso la tomba.
- Hai capito benissimo cosa intendo.
- Bù Ai-mi, wǒ bù míngbái. Actually, everything you say makes absolutely no sense.
- Lěngjìng xiàlái.
- C'è un altro?
- Adesso sfiori il ridicolo.
- E deve essere terribile, per te, interloquire con una persona non perfettamente composta.
- Sai che non è quello il problema.
- Invece suppongo sia quello il problema: assomiglio poco ai tuoi colleghi con i pali su per il--
- Addio, Paul.

Lei si alza, striscia il polso sul bordo del tavolo, dove una fotocellula ne cattura il chip IdN e scala il costo della cena da uno dei suoi tre conti in banca. Lui rimane seduto al tavolo, accigliato. Chiama il cameriere con un gesto. "Un altro scotch, per cortesia". 


22.6.13

there's nothing else I'm needin' now


- Ci siamo preoccupati.
- Sto bene.
- Non rispondi da settimane, Paul.
- Ero occupato.
- Sono dovuto venire qui per assicurarmi che fossi vivo.
- Sembri papà.
- Vai all'inferno.
- Ireen come sta?
- Preoccupata, come tutti.
- Non c'è niente di cui preoccuparsi.
- Hai ricominciato a bere?
- ...
- Hai ricominciato a bere. E sento la puzza di fumo a questa distanza.
- Sto bene, Joel.
- Ho bisogno che tu venga con me, Paul, devi tornare in clinica e hai bisogno di qualcuno che ti ci tenga.
- Come potrei non adorare l'idea di spendere un altro mese intero in compagnia di tossici e sesso-dipendenti...
- Parla l'alcolizzato polemico...
- Cinquantenni che si iniettano switch disconosciute dai figli e giovanissime commesse bionde che raccontano in lacrime di quando hanno svuotato la quarta carta di credito perché non riuscivano proprio a dire di no al nuovo paio di stivali TechWear...
- Paul, ascoltami.
- Non faccio altro.
- Smettila di giocare, non puoi permetterlo. Ti sei dimenticato l'anno scorso? Il tuo cuore funziona come quello di un settantenne.
- Gentile.
- Devi sentirtelo dire: se continui così finirai nella tomba prima di papà. Io dovrò spiegare ai miei figli come è morto loro zio, e Ireen dovrà fare lo stesso con Indrani.
- Come sta?
- Indrani?
- Sì.
- Sta bene. Sta bene, compie due anni il mese prossimo. Ireen sperava di vederti per il compleanno.
- Samuel e Yan?
- I loro, di compleanni, li hai già persi.
- Ma ho comprato i regali... ce li ho qui da qualche parte, dovresti prenderli prima di andartene.
- Mi stai cacciando?
- Si sta facendo tardi.
- Non puoi restare qui da solo.
- Ho quarant'anni, Joel, se mi prenderà un colpo tu e tutti gli altri siete esentati dai sensi di colpa, okay?
- Ti faccio i bagagli. Ce l'hai una borsa, qualcosa...
- A meno che tu non voglia metterci dentro anche me e trascinarmi...
- Uno zaino? Una tovaglia in cui avvolgere le tue cose?
- Le tovaglie sono un'invenzione arist--
- Tai ma de, Paul! Zhukou hé gen wo lài!
- Likai wo, Joel.
- Chiama qualcuno, almeno. Fai qualcosa, Paul. Perché non provi a ricontattare Pan? I 'Versalisti della tua generazione passano il tempo nelle cortex news, hanno agganci giusti. Se lo chiami ti troverà qualcosa da fare.
- Ho qualcosa da fare.
- Qualcosa che ti obblighi ad alzarti la mattina e che non ti tiri più in basso di quanto tu non stia già.
- Hai sempre buone parole per me, dà-ge.
- Alcuni insegnano nelle università dell'Alleanza, Paul. Devo ricordarti com'eri conciato qualche mese fa, per il movimento? Forse è ora di iniziare a pretendere qualcosa indietro.
- Tra poco saranno dieci anni dall'inizio del movimento.
- Appunto.
- Non posso tornare nel movimento.
- Perché?
- Perché sono tutti più intelligenti di me.
- Paul, wèishéme?
- Dimmelo tu perché, Joel. Abbiamo vinto la guerra e abbiamo perso il rim. Il rim... diciamo così. Diciamo che non ho voglia di farmi ammazzare di botte in un pianeta periferico del cazzo perché mi sono fermato a fumare una sigaretta. I'm done with that shit. Ho quarant'anni, a un certo punto uno capisce dove non ha più posto.
- Ma non dovresti stare solo.
- Solo sto benissimo.
- Hai più sentito Amy?
- Bù.
- Ni yào sha si zìji.
- Se anche fosse, rimane una mia scelta.

Joel fa un passo indietro e china il capo. Inspira a fondo. Si sistema il bel cappotto nero ed esce dall'appartamento. Richiude la porta alle spalle. Paul si spinge in avanti sul vecchio divano sfondato e seleziona, tra le tante vuote, una bottiglia di whisky con ancora qualcosa da dare.


2.6.13

Fengjing (landscapes)


Serie 1

Il primo gruppo è composto da cinque tele alte poco più di un metro, semi-holografiche (in cui, cioè, l'immagine viene proiettata a pochi centimetri dalla "tela" stessa), che presentano variazioni cromatiche su immagini aeree di campi coltivati. Ogni tela compie un ciclo di circa ventiquattro ore che riproduce le variazioni di colore e luce dovute al cambiamento della posizione del sole nei vari periodi della giornata, ognuna in base al gruppo cromatico utilizzato per la singola tela. Il "ciclo" dura ventiquattro ore e non può essere accelerato né rallentato.

1.1

1.2

1.3

1.4

1.5



Serie 2

La seconda serie è composta anch'essa da tele semi-holografiche, sette in tutto, il cui lato più arriva ai 150 centimetri. A due pollici dalla tela sono proiettate, in alta definizione, delle foto che ritraggono dei paesaggi tipici di Greenfield. La parte inferiore di ognuna di esse è fissa (quella che ritrae il terreno e gli oggetti ad esso ancorato), mentre la parte superiore (il cielo) è mobile, lavorata in modo da riprodurre particolari effetti di luce che si incastrano con una deformazione astratta delle immagini. Ogni movimento dei cieli è parte di un ciclo che muta e cambia in un tempo totale di due ore, per poi ricominciare dall'inizio.

2.1

2.2

2.3

2.4

2.5

2.6

2.7


(originals by Kendra Zvonik and Matt Molloy)

1.5.13

Lightstream


Si tratta di una installazione olografica a 360 gradi con colori estremamente vivaci e un'immagine in tre dimensioni dall'aspetto molto morbido, creato grazie a dei proiettori di ultima generazione che adottano una tecnologia all'avanguardia in campo holo-artistico.

Lo "spettacolo olografico" (che può essere visto con o senza luce, ma che è nettamente più suggestivo al buio) inizia con la proiezione di una singola stringa di luce bianca di circa trenta centimetri, tesa. La stringa inizia puoi a muoversi e piegarsi in modi e direzioni ogni volta differenti, e lungo di essa si arrampicano altre stringhe. Arrivati a cinque stringhe, queste iniziano a prendere colori diversi e sfumati, posizioni morbide, movimenti sinuosi. Ed è proprio in quei movimenti sinuosi che si sviluppa il movimento e l'immagine, che si articola in sempre più stringhe di colore e consistenza diversa (alcune più sottili, altre più fumose) che si attorcigliano l'una all'altra e su loro stesse. L'immagine continua ad articolarsi fino ad un tripudio di colori, dopo il quale si spegne piuttosto rapidamente. Per arrivare dall'inizio dello spettacolo al suo clou ci vogliono circa trenta minuti, mentre ne servono solo due perché, dal suo massimo, arrivi a spegnersi del tutto. Ogni spettacolo è, per sviluppo e colori, differente dal precedente.

Lo spettacolo può essere muto o, a scelta dello spettatore, accompagnato da musica acustica (il sistema ha una cinquantina di brani diversi).

Esempi di sviluppo:






Alcuni dei brani musicali di accompagnamento:








15.4.13

Portfolio #1


Untitled # 4
Interactive Paint su tela speciale
2515
Il pezzo più importante è una tela di materiale speciale, larga un metro e alta quasi due, tenuta in un contenitore isolante. Scoperta ed esposta, la tela sembrerà pitturata con una vernice molto granulosa, semitrasparente, dai toni spenti e grigiastri. Una volta che sarà rimossa dal contenitore isolante, posizionata, e non appena una persona vi si porrà davanti ad una distanza non superiore ai due metri, la tela sembrerà quasi prendere vita: i "granelli" di cui è composta la vernice inizieranno a muoversi, con un frinire leggerissimo ma udibile, e i cristalli semiliquidi di cui è composta la vernice varieranno di colore (di solito componendosi in non più di due colori con le loro varie sfumature). Il risultato sarà completamente diverso per ogni persona che si porrà di fronte alla tela, e sarà caratterizzato da disegni simili a quelli dell'impressionismo astratto e colori accesi e luminosi, dotati di incredibile profondità, quasi cangianti. 

esempio di possibile composizione spontanea #1 
esempio di possibile composizione spontanea #2


Wedding
Olografia
2512
Si tratta di una olografia semovente visualizzabile grazie ad un proiettore di piccole dimensioni che emette l'immagine soggetto a circa cinquanta centimetri di altezza. L'immagine tridimensionale, realizzata con perizia tale da sembrare vera, è quella di un cerchio di fumo del diametro di circa dieci centimetri, che compie un lento movimento circolare su se stesso e si muove in uno spazio che arriva fino ad un metro di distanza dal proiettore stesso. Se osservato al buio, condizione in cui dà il meglio di sé, restituisce una sensazione quasi ipnotica.



Arms
Acrilici su tela
2510
Un trittico dipinto con tecniche tradizionali miste e pittura in rilievo. Lo sfondo, dei colori del fuoco, è macchiato di marrone per meglio dare l'idea di bruciatura. Il disegno principale (le "braccia" che danno il titolo all'opera) nasce nella terza tela e si sviluppa verso sinistra. 



Cocoon
scultura meccanizzata
2507
L'oggetto si presenta inizialmente come un fiore chiuso, con una luce interna e i petali di plexiglas morbido con venature simmetriche, grande più o meno quanto il pugno di un uomo adulto. Non appena sfiorato, i petali si schiudono e si aprono con un movimento lento, quasi faticoso. Una volta "sbocciato" del tutto (l'operazione richiede circa trenta secondi) rivelerà un cuore robotico di acciaio lucente, grigio scuro, creato dall'incastro di vari micro-meccanismi e illuminato internamente da una luce fredda.




12.4.13

drawing - Anya Krushenko

Anya Krushenko - 2515

11.4.13

drawing - Jensen

doc. Hailey Jansen, april 2515

31.3.13

watercolor #1 - Joel

Joel Carraway, 06/05/2513
acquerello su tela

drawing #1 - Ireen

Ireen Carraway, 01/02/2514


and who by fire...

Leonard Cohen - Who By Fire

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And who by fire, who by water,
Who in the sunshine, who in the night time,
Who by high ordeal, who by common trial,
Who in your merry merry month of may,
Who by very slow decay,
And who shall I say is calling?

And who in her lonely slip, who by barbiturate,
Who in these realms of love, who by something blunt,
And who by avalanche, who by powder,
Who for his greed, who for his hunger,
And who shall I say is calling?

And who by brave assent, who by accident,
Who in solitude, who in this mirror,
Who by his lady's command, who by his own hand,
Who in mortal chains, who in power,
And who shall I say is calling?